LA VITA CAMPESTRE AD EST

Salve viaggiatori, come state? Eccomi qui... Oggi siamo ancora nelle terre sconfinate dell'Impero russo, in diversi posti o meglio viaggeremo tra campi e boschi, tra la steppa e piccoli villaggi,in mezzo alla natura che avvolte da frutti e sa essere meravigliosa e avvolte sa essere solo arida e desolata. Il libro di cui vi parlerò è "Memorie di un cacciatore" e l'autore è uno scrittore che non conoscevo proprio, fino a che, non ho letto questo suo libro, cioè Turgenev. Il nome forse non vi dice nulla perché tra gli scrittori russi, lui è offuscato da Dostoevskij e da Tolstoj, che sono ben più famosi di lui, ma al suo tempo è stato considerato un genio letterario, uno che ha iniziato a scrivere e non si è fermato ed ha avuto larghi consensi, ma poi probabilmente è stato dimenticato perché quei due signori, dei quali ho scritto sopra, sono stati letti di più. Comunque, le memorie sono dei racconti che possiamo definire campestri, di significato politico e sociale e non certo romantico, dove viene raccontata  l'immagine della  vecchia e immobile Russia agreste, dove si idealizza la figura del contadino che lavora duramente per ottenere la tanto agognata libertà di vivere e lavorare senza padroni. Questo libro probabilmente, visto come una testimonianza di un cacciatore, che durante le sue battute di caccia, probabilmente sentiva le storie di gente comune, forse leggendolo mi ha fatto pensare che il cacciatore possa essere lo scrittore stesso che vuole cambiare le cose senza essere coinvolto oppure ci lascia la prova che forse tutto può cambiare e che gli uomini siamo destinati a cambiare .
Al prossimo viaggio!

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